I templi megalitici di Malta di epoca preistorica sono famosi per essere fra le strutture autoportanti più antiche al mondo.
Alcuni di essi sono databili anteriormente alle piramidi d’Egitto e ai megaliti di Stonehenge.
Questi straordinari complessi monumentali furono costruiti in tre distinti periodi, lungo un arco di tempo complessivo che va approssimativamente dal 3.600 al 700 a.C., e diversi fra loro costituiscono oggi Siti UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
La locale abbondante pietra calcarea, nota come “marmo” maltese, è il loro materiale di costruzione; ed è stata sempre utilizzata fino ad oggi a Malta per edificare case, musei, strade, torrette di avvistamento.
Questa pietra risplende qui ovunque sotto il solecon i suoi netti toni di giallo, e conferisce a tutto questo arcipelago un insolito bagliore.
Ma sono proprio queste concentrazioni di masse calcaree a colorare d’oro anche la stessa aria circostante i templi, offrendo al visitatore un’insolita sensazione di immersione dentro una luce magica al momento dell’arrivo.
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I templi megalitici di Ġgantija, Gozo
A Gozo, la seconda isola dell’arcipelago maltese, giace il complesso di Ġgantija – risalente a un’epoca fra il 3.600 e il 3.000 a.C. –il cui nome tradisce la radicata credenza gozitana che questo complesso di due templi adiacenti sia stato costruito da una genìa di giganti preistorici per via degli enormi blocchi di pietra con i quali vennero assemblati, che in certi casi superano i cinque metri di lunghezza e pesano oltre cinquanta tonnellate.
Si tratta infatti dell’esempio di architettura templare megalitica più antico dell’arcipelago e probabilmente del mondo.
Si ritiene che questo complesso, circondato da un perimetro murario, sia stato costruito con strumenti edili realizzati in pietra di selce e ossidiana.
Un’ampia terrazza utilizzata all’interno del sito è stata collegata a cerimonie propiziatorie che prevedevano il sacrificio di animali, dal momento che sono stati ritrovati resti di ossa e caminetti di pietra con tracce di fuoco.
Il complesso di Ġgantija cadde in totale disuso intorno al 2.500 a.C., e fu da quell’epoca progressivamente dimenticato e occultato dalla natura per palesarsi poi agli occhi della civiltà moderna solo nel XIX secolo.
I siti megalitici di Ħaġar Qim e Mnajdra
Collocati in splendida posizione panoramica sulla costa sudorientale dell’isola di Malta, i due templi di Ħaġar Qim e Mnajdra sono separati solo da 450 metri da percorrere a piedi lungo un suggestivo sentiero fra sole e mare, dopo aver compiuto una visita a un adiacente museo.
Ħaġar Qim
Il primo tempio che si incontra sul cammino è anche il più giovane: Ħaġar Qim viene fatto risalire alla seconda metà del quarto millennio a.C. o anche dopo, intorno al 2.700 a.C..
Aggirandosi nelle ancora oggi misteriose camere del tempio,ci si trova a passare al disotto del caratteristico dolmen, la tipica struttura di due blocchi verticali paralleli sormontati da un blocco orizzontale; mentre l’adorazione del simbolo fallico sembra testimoniata dalla presenza di un menhir lungo il perimetro intorno al sito: un enorme blocco monolitico alto più di tre metri.
Mnajdra
Il poco più distante tempio di Mnajdra risale fino a circa la metà del quarto millennio a.C., e risulta costruito nella più dura roccia corallina.
Il complesso è affascinante per il suo stato di conservazione, per la presenza di camere segrete occultate nello spessore dei muri e per la sua vocazione cerimoniale per le pratiche curative– testimoniata dal ritrovamento di modelli in terracotta di parti anatomiche umane con segni di infermità.
Nel bel mezzo della conurbazione poco fuori Valletta, in direzione sud-est, ci si imbatte nel complesso dei tre templi adiacenti di Tarxien, la cui epoca di massimo splendore è collocata nei secoli di poco precedenti il 3.000 a.C.
Particolarmente elogiato dagli specialisti per la singolarità delle sue strutture absidali, questo complesso templare fa anche sfoggio di ricche e intricate lavorazioni in pietra storicamente coronate dalla scoperta di una colossale statua di Dea Madre dall’altezza originaria di due metri e mezzo, ma oggi ridotta solo alla sua metà con l’altra parte andata persa.
Il santuario di Tas-Silġ
Nei pressi della spettacolare baia di Marsaxlokk, verso il limite sudorientale dell’isola di Malta, si trovano le rovine del santuario di Tas-Silġ.
Questo, tra i templi megalitici di Malta, si caratterizza per il suo utilizzo rituale presso ché ininterrotto dal quarto millennio a.C. fino al nono secolo d.C., con l’esercizio di pratiche cerimoniali che vanno dai più remoti e semisconosciuti culti neolitici fino all’adorazione della dea punica Astarte e della dea romana Giunone; e con una fama raggiunta nel mondo antico mediterraneo testimoniata anche dalle cronache di Cicerone nel I secolo a.C..
Nel settore nordoccidentale di Malta sono invece collocati i templi di Skorba.
Questi due complessi megalitici ricchi di menhir non sono in buone condizioni di conservazione rispetto ad altri siti – e i visitatori sono ammessi solo in gruppi di 15 alla volta, per le condizioni di fragilità delle strutture – ma la loro importanza risiede negli straordinari ritrovamenti di vasellame, resti di cereali e utensili di pietra che aprono interessanti squarci interpretativi sulla cultura neolitica del quarto millennio a.C..
L’Ipogeo di ĦalSaflieni
Con un totale di 7 siti megalitici sull’isola di Gozo e ben 25 sull’isola di Malta, la lista dei luoghi di interesse per un’escursione di questo tipo resterebbe ancora lunga; ma è senz’altro da menzionare l’Ipogeo di ĦalSaflieni, collocato nelle vicinanze del complesso di Tarxien.
In questo caso, ci si trova di fronte a un sito sepolcrale sotterraneo costituito da un circuito interconnesso di camere scavate nella roccia disposte su tre livelli, di cui è stato provato l’utilizzo lungo un arco di tempo che va dal 4.000 al 1.500 a.C.
Si ritiene che il livello più elevato dell’Ipogeo costituisse originariamente un tempio a cielo aperto deputato a rimarcare l’ingresso all’area sepolcrale. Il secondo livello accoglie le camere più notevoli: la Stanza dell’Oracolo e il Sancta Sanctorum.
Le pareti interne di questo temio megalitico sono spesso lavorate con motivi che richiamano le tecniche edilizie dei templi di superficie, ma con la suggestione che in questo caso non c’è alcuna esigenza di realizzare dolmen e archi per una ripartizione dei carichi verso il basso.
Questi movimenti architettonici sotterranei non sono infatti realizzati assemblando blocchi di pietra come avviene in superficie, ma mediante azioni di scavo e scultura; e non possono quindi servire a contrastare alcuna compressione dei pesi, ma producono solo un sorprendente effetto estetico.
Le pitture murali in ocra rossa sono purtroppo molto delicate, e la loro conservazione è già stata in parte compromessa in passato da abusi e utilizzi impropri di questi spazi.
Ecco perché oggi è stata codificata una sofisticata gestione del microclima ambientale dell’intera cavità ipogea profonda 12 metri su di un’area complessiva di 500m2: solo 10 visitatori sono ammessi per il turno di un’ora, allo scopo di non alterare le condizioni di umidità e temperatura ambientali continuamente monitorate.
La passione per l’archeologia preistorica si coltiva muovendosi sull’isola, e un soggiorno a Malta ispirato in tal senso ha certamente nella capitale un buon posizionamento strategico per più di una ragione.
Il territorio è innanzitutto agevolmente percorribile sulla sua rete stradale in un contesto sostanzialmente pianeggiante; ma anche l’isola minore di Gozo è di facile accesso e circolazione, con una superficie complessiva dell’arcipelago di soli 316 km2.