Regole covid per viaggiare

Mentre i governi di tutto il mondo vanno allentando le restrizioni da coronavirus che hanno reso plumbeo il trascorso biennio, le diverse politiche nazionali danno così un segnale di accettazione del Covid-19 alla stregua di un problema sanitario qualunque, gestibile nella ordinaria cornice della vita quotidiana in seno ad una società civile fisiologicamente ripristinata.

Sul fronte del turismo, i dati ufficiali già confermano che il settore si sta effettivamente riattivando con un significativo incremento delle prenotazioni proprio nelle settimane correnti.

Almeno per gli Stati Uniti, le proiezioni annunciano che nel corso del 2022 il fatturato del settore recupererà livelli pre-pandemici, sottolineando che le sole prenotazioni per le prossime festività pasquali viaggiano attualmente al 130% del livello dello scorso anno.

Il picco nel crollo dei viaggiatori oltreconfine che l’Europa ha sofferto nel 2020 è stato, d’altra parte, “appena” del 67,2% rispetto al 71,2% dell’intera America; ma anche per il vecchio continente il 2022 si annuncia attraverso rosee prospettive.

In ogni caso, i tragitti a lungo raggio richiederanno tempi di recupero più lunghi, soprattutto perché due anni di profonda alterazione degli stili di vita e di lavoro avranno ricadute anche sulla qualità della domanda di viaggio: attenzione all’ambiente, disponibilità di affidabili connessioni wi-fi per un crescente numero di smart worker, volontà di recuperare il tempo perduto col denaro risparmiato – per alcuni – o viceversa più limitate capacità di budget per i viaggiatori appartenenti alle categorie più danneggiate dalla pandemia.

In questa fase di progressivo ritorno alla normalità, bisogna valutare i rischi relativi alle residue restrizioni in vigore sotto il doppio profilo delle regole di ingresso che possono ancora appesantire la burocrazia doganale, e gli eventuali limiti alla circolazione sul territorio del Paese di destinazione – con tutto un corollario di praticabilità degli accessi a determinati luoghi, la partecipazione ad eventi pubblici di varia natura, l’uso obbligatorio di mascherine, le regole per usufruire di hotel e ristoranti.

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Tipi di test anti-covid per i viaggiatori non vaccinati

La maggiore attenzione rimane in questo periodo a carico dei viaggiatori che, non avendo aderito durante la pandemia alla campagna vaccinale, tendono ad essere identificati – sebbene non ovunque – come i principali portatori di rischio, diventando quindi i più tipici destinatari delle misure di controllo previste alla dogana dalle diverse burocrazie sanitarie.

Di che si tratta?

Alle attuali condizioni dei controlli nei diversi Paesi di destinazione, basterà fare riferimento ai due tipi di test anti-covid di maggior utilizzo.

  • TEST PCR (Polymerase Chain Reaction)

Si tratta di un esame – definito anche “molecolare” – basato sulla cosiddetta “Reazione a Catena della Polimerasi Inversa”, traducendo l’acronimo inglese PCR.

Consiste nel prelevare del materiale biologico, attraverso il famigerato tampone rino-faringeo, per sottoporlo poi a un trattamento di laboratorio in grado di individuare e misurare gli acidi nucleici del coronavirus dopo circa 36 ore dal prelievo.

  • TEST ANTIGENICO

Questo diverso esame si avvale di un medesimo tampone di prelievo naso-faringeo, ma mira alla ricerca di diverse classi chimiche chiamate antigeni.

Si tratta di particolari proteine specificamente virali, la cui presenza nell’organismo provoca comunque la formazione di anticorpi e può segnalare, per via indiretta, la presenza del coronavirus.

I tempi di risposta sono molto più brevi (circa 15 minuti), ma la sensibilità e la specificità di questo test sono nettamente inferiori a quelle del test molecolare.

In assenza della prova dell’avvenuta vaccinazione – alla quale è generalmente equiparata quella dell’avvenuta guarigione – è proprio sul mix di modalità con cui un Paese può richiedere a un viaggiatore in ingressol’esito di uno o entrambi questi test che si gioca la difficoltà organizzativa del viaggio.

Requisiti per l’ingresso

Viaggiatori non vaccinati test covidSi possono, di conseguenza, classificare i Paesi stranieri secondo uno schema a difficoltà crescente per i vincoli di ingresso che vanno da
a)ASSENZA TOTALE DI FORMALITÀ DI INGRESSO
b)FORMALITÀ DI INGRESSO CONTENUTE
c) FORMALITÀ DI INGRESSO RIGIDE.

Alcuni esempi saranno utili ad affinare queste differenze.

  • REPUBBLICA DOMINICANA(assenza totale di formalità di ingresso)

Questo Paese ha mantenuto alcune restrizioni solo nei confronti di alcune provenienze – come Brasile, India, Sud Africa e Regno Unito – ma per i voli provenienti dall’Italia, l’ingresso nel Pese è libero; e non sono pertanto richiesti tamponi o certificati vaccinali da presentare all’entrata.

Occorre tuttavia considerare che in tutti gli aeroporti si esegue il controllo della temperatura ai passeggeri, i quali vengono inoltre selezionati a campione per un test rapido Covid non invasivo (eseguito soffiando in un macchinario).

I passeggeri che presentano sintomi riconducibili al virus, o che siano risultati positivi al test rapido, vengono così isolati in luoghi autorizzati dal Ministero della Salute.

  • SLOVENIA (assenza totale di formalità di ingresso)

Al di là di alcune eccezioni secondarie nei confronti di Paesi Terzi UE, a partire dal 19 febbraio 2022 le autorità slovene hanno soppresso ogni misura restrittiva per l’ingresso nel Paese e non sarà, di conseguenza, più necessario il green pass oppure l’attestato del cosiddetto requisito GVT (guariti, vaccinati, testati). Abolite anche le ipotesi di quarantena domiciliare.

  • ISLANDA (assenza totale di formalità di ingresso)

A partire dal 25 febbraio 2022 è stata ritirata ogni misura di controllo precedentemente predisposta in merito alla pandemia, comprese quelle relative all’ingresso nel Paese.

  • GIAMAICA (formalità di ingresso contenute)

Oltre al fatto che l’ingresso in questo Paese è subordinato all’ottenimento di una specifica autorizzazione, è richiesta inoltre la presentazione di un risultato negativo di un test COVID-19 (molecolare o antigenico) eseguito non prima di 3 giorni precedenti l’ingresso nel Paese.

Sono inoltre previsti ulteriori controlli sanitari all’aeroporto di arrivo e l’eventuale effettuazione di un secondo specifico test COVID-19, qualora si manifestino sintomi associati al virus nel corso del viaggio.

  • TANZANIA (formalità di ingresso contenute)

Le formalità anti-Covid hanno inizio in questo Paese con la compilazione preventiva di un apposito modulo online.

Per tutti i viaggiatori è previsto l’obbligo di effettuare un test PCR con tampone molecolare, presso un laboratorio specificamente accreditato/approvato, entro le 96 ore precedenti la partenza per la Repubblica unita di Tanzania.

A certe condizioni può essere previsto un secondo test rapido antigenico a proprie spese.

Ai viaggiatori senza un certificato di test COVID 19 negativo all’arrivo sarà negato l’ingresso,con rimpatrio immediato a proprie spese.

  • SUD AFRICA (formalità di ingresso contenute)

Questo Paese è attualmente aperto a tutti i viaggiatori internazionali.

Sono ammessi in Sud Africa – a prescindere dal Paese di provenienza – i viaggiatori in possesso di un test PCR negativo, risalente a non oltre 72 ore prima del viaggio ed effettuato da un medico/laboratorio abilitato.
È richiesta anche la presenza all’ingresso nel Paese di un’assicurazione di viaggio.

In assenza di idonea certificazione, i viaggiatori saranno sottoposti ad un periodo di quarantena a proprie spese.

Chiunque presenti un test fraudolento sarà bandito dal Sud Africa per un periodo di almeno 5 anni.

È prevista anche la compilazione di un questionario di viaggio scaricabile online, ma messo a disposizione anche dalle compagnie aeree.

I passeggeri in arrivo sono in ogni caso sottoposti alla misurazione della temperatura e, in caso di sintomi potenzialmente ricollegabili al Covid-19, verranno sottoposti a un test il cui esito positivodeterminerà l’obbligo di soggiorno in strutture predisposte per la quarantena, con spese a proprio carico.

Aiviaggiatori è rivolto inoltre l’invito a scaricare e installare sui propri telefoni cellulari l’applicazione “Covid Alert South Africa”.

  • BAHAMAS (formalità di ingresso rigide)

Per l’ingresso in questo Paese è richiesta la preventiva acquisizione di un visto sanitario mediante la relativa piattaforma governativa online.

Le condizioni di ottenimento sono costituite dalla prova dell’avvenuta vaccinazione oppure dal risultato negativo di un test che, in ogni caso, tutti i viaggiatori – vaccinati e non vaccinati – dovranno effettuare a partire dall’età di 2 anni mediante tampone molecolare (PCR) di epoca non anteriore a 5 giorni dalla data dell’arrivo.

È obbligatoria anche la sottoscrizione di un’assicurazione sanitaria
Covid-19
il cui costo dipende dalla durata del soggiorno.

Come risulta evidente dai precedenti esempi, la gradazione di severità nelle formalità di ingresso non è sempre collegata ad una chiara e sistematica applicazione di regole esattamente definitee quantificate; senza contare che si tratta di un quadro in continua evoluzione (tendenzialmente verso il meglio).

Talvolta anche i viaggiatori vaccinati corrono il rischio di essere sottoposti ad onerose procedure, perché non ovunque il vaccino è considerato una misura preventiva assolutamente efficace.

Per i viaggiatori non vaccinati, l’eliminazione di qualunque cruccio nella programmazione del viaggio dovrebbe tradursi nella scelta dei Paesi più “aperturisti”, oppure nel dedicare una sufficiente dose di tempo e attenzione allo studio delle burocrazie sanitarieanti-Covid ancora in essere.

Premesso ciò, aggiungiamoai Paesi elencati sopra più in dettaglio un sintetico raggruppamento di altre destinazioni suscettibili di valutazione con lo stesso criterio.

ASSENZA TOTALE DI FORMALITÀ DI INGRESSO
Messico, Norvegia, El Salvador.

FORMALITÀ DI INGRESSO CONTENUTE
Egitto, Belize, Irlanda, Albania, Nicaragua, Aruba, Perù, Croazia, Emirati Arabi Uniti, Turchia.

FORMALITÀ DI INGRESSO RIGIDE
Romania, Portogallo, Georgia, Israele, Regno Unito, Cipro.