Uno dei personaggi più emblematici della storia inglese, che ha cambiato il corso della Seconda Guerra Mondiale e il destino del mondo. Winston Churchill è stato primo ministro del Regno Unito per due volte, ed è passato alla storia per il suo ruolo fondamentale nella politica del 20esimo secolo.

Il suo percorso come politico è durato oltre mezzo secolo: venne eletto per la prima volta come deputato nel 1904 e lasciò il posto di primo ministro nella seconda metà degli anni ‘50.

Viene ricordato anche per le sue grandi capacità oratorie, che infiammarono i cuori di chi combatteva il regime Nazista e ridettero coraggio alla resistenza europea. Ma c’è di più.

Vediamo allora chi era Sir Winston Leonard Spencer Churchill, la sua storia e come è arrivato a diventare primo ministro di una delle più grandi potenze al mondo.

L’ingresso in politica e gli anni ‘20

Churchill nasce nel 1874 nell’Oxfordshire da una famiglia aristocratica, il padre era lord Randolph Henry Spencer Churchill, appartenente alla dinastia dei Marlborough. Il desiderio di azione del futuro primo ministro risulta evidente fin dagli anni giovanili, quando diviene ufficiale di cavalleria per prestare servizio in India e in Sudan, partecipando alla campagna inglese del 1898.

Prende parte anche alla guerra anglo-boera durante la quale viene fatto prigioniero in Sudafrica, nel 1900. Riesce però a fuggire e torna in patria per essere eletto deputato nel partito conservatore.

Winston Churchill da giovane

Nel 1906 è nominato sottosegretario alle Colonie, il primo gradino di una scalata politica che lo vede passare per incarichi di grande prestigio. Dal 1908 al 1911 è ministro del Commercio e degli Interni, ruolo che abbandona perché ottiene quello di primo lord dell’Ammiragliato. In quest’ultima veste lavora per rafforzare la flotta britannica.

La stella di Churchill si offusca temporaneamente durante la Prima Guerra Mondiale per via del fallimento della spedizione nei Dardanelli nel 1915, per cui si era ampiamente esposto.

Diventa comunque Ministro della Guerra nel 1919, ma mantiene il ruolo per soli due anni. Complice un’altra missione funesta, ovvero l’intervento delle truppe alleate contro le forze russe. Anche in questo caso il politico inglese aveva sostenuto e promosso l’attività militare.

Ma in quegli anni Churchill ottiene anche successi politici. Mentre ricopre la carica di Ministro delle Colonie (1919-1922) gioca una parte importante per l’ottenimento del mandato britannico in Palestina e nelle trattative politiche che hanno portato alla costituzione dell’Irlanda indipendente.

Azioni che potrebbero aver contribuito alla partecipazione nel governo di Stanley Baldwin, del quale Churchill ha fatto parte in qualità di cancelliere dello Scacchiere dal 1924.

Nel 1929, dopo aver lasciato il potere, Churchill assume posizioni di forte contrasto rispetto al movimento di indipendenza indiana, guidato da Gandhi. Mentre si dimostra favorevole all’attività politica portata avanti da Benito Mussolini, strenuo oppositore del comunismo.

la seconda Guerra Mondiale e Winston Churchill

Gli anni ‘30 e le posizioni controverse su Benito Mussolini

Quando negli anni ‘30 le politiche di Hitler si fecero sempre più spietate, Churchill decise di rispondere con azioni decise, opponendosi ad un regime con mire espansionistiche che risultavano intollerabili. Per questa ragione criticò fortemente il governo di Chamberlain e successivamente venne nominato dalla popolazione britannica come nuova guida in un momento di grande difficoltà.

Nel settembre 1939 scoppia la Seconda Guerra Mondiale, il maggio successivo Churchill assume la carica di primo ministro del Regno Unito. Un peso che gli viene deposto sulle spalle proprio quando la Francia viene sconfitta dalle forze tedesche, e diventa sempre più evidente la necessità di una politica decisa e agguerrita per sconfiggere la minaccia nazista.

E in effetti le sorti della Gran Bretagna sono cambiate sotto il suo governo, soprattutto quando Unione Sovietica e USA hanno deciso di unirsi al conflitto per sconfiggere la Germania e i suoi alleati.

Sebbene negli anni passati Churchill avesse speso parole di stima nei confronti di Benito Mussolini, la sua opinione cambia radicalmente quando il dittatore italiano inizia a seguire le politiche portate avanti da Adolf Hitler.

Se al momento dell’invasione italiana dell’Etiopia (nel 1935) Churchill si è dimostrato pronto a stringere un accordo e si è detto contrario alle sanzioni contro l’Italia, con il passare del tempo ha abbandonato ogni forma di supporto nei confronti del Duce.

Arrivando persino a dichiarare che fascismo e comunismo erano due forme di governo pressoché sovrapponibili, seppur distanti tra loro. Un’affermazione che non lascia dubbi, visto che Churchill era dichiaratamente contrario al comunismo.

La netta distanza tra le idee di Churchill e la visione di Mussolini venne rimarcata dalle scelte di politica estera assunte a fronte dello scoppio della Guerra civile spagnola, nel 1936.

Quando le tensioni all’interno dei confini iberici sfociarono nella violenza, gli Stati europei hanno preso posizione per l’uno o l’altro schieramento. E se persino l’Unione sovietica ha scelto di sostenere la repubblica, l’Italia fascista ha seguito la Germania nazista nel dare supporto alla causa nazionalista.

In questa complicata situazione internazionale Churchill dimostrò sostegno al primo ministro Chamberlain, suo predecessore, che scelse una politica non interventista. Riteneva infatti che il colpo di stato spagnolo non fosse un golpe vero e proprio, ma piuttosto un’insurrezione popolare portata avanti da aristocratici e monarchici in conseguenza della recente detronizzazione di re Alfonso XIII.

biografia di Winston Churchill

La fine della Seconda Guerra Mondiale e la rielezione

Nonostante la posizione non interventista del Regno Unito nella guerra civile, nel corso della Guerra Churchill si impegna strenuamente per evitare un’alleanza tra Spagna e Germania. Temendo che lo stretto di Gibilterra cadesse sotto il controllo di Hitler, diventando inaccessibile per la marina britannica e rendendo molto difficile l’approvvigionamento di petrolio dal Medio Oriente.

Negli stessi anni, il nuovo primo ministro inglese sostiene la superiorità del popolo britannico, indicandolo come migliore di tutte le altre popolazioni esistenti. In particolare, esprime posizioni forti sulla colonizzazione dell’India, che rappresenta come un atto di altruismo, perché secondo lui gli indiani erano un popolo primitivo che aveva beneficiato della presenza britannica sul proprio territorio.

Quando nel 1944, trovandosi di fronte all’imminente invasione da parte del Giappone, il Congresso nazionale indiano dichiara che la popolazione avrebbe potuto solo operare “una resistenza passiva”, Churchill si infuria.

Dichiara pubblicamente di odiare gli indiani e li definisce “un popolo bestiale”. Dopo gli scontri in cui i militari indiani hanno combattuto al fianco dei soldati britannici, però, assume una posizione molto diversa, esaltandone il valore e l’eroismo glorioso.

biografia dettagliata e attività politica

La fine della Guerra nel 1945 consente a Churchill di occupare uno dei posti d’onore al tavolo delle nazioni vittoriose: è lui infatti uno dei principali artefici del nuovo assetto mondiale. Insieme a Stalin e Roosevelt ottiene una ridefinizione dei confini nazionali a livello europeo.

Le nazioni conquistate dalla Germania tornano quindi sotto il controllo dei rispettivi governi e, allo stesso tempo, il Regno Unito e gli altri Paesi schierati nell’alleanza trionfatrice ottengono potere e influenza politica.

L’entusiasmo per la vittoria e la fine della guerra non basta però a confermare Churchill come capo britannico. Nelle elezioni del 1945 il suo partito viene battuto da quello dei laburisti, ma il ritorno non si fa attendere a lungo: nel 1951 il politico inglese più famoso del ‘900 torna a ricoprire la carica di primo ministro del Regno Unito. Si ritira nel 1955 a causa della cattiva salute che lo affligge.

Oltre che come politico, Churchill ottiene grande apprezzamento a livello internazionale per le sue doti di oratore e scrittore, ricevendo persino il Premio Nobel per la letteratura nel 1953. Muore a Londra nel 1965, all’età di 90 anni.

La sua figura resta nelle pagine della storia come quella del leader britannico che ha riscritto la storia della guerra. Ma gli annali lo ricordano anche per la forte personalità, per il poco contegno dimostrato nelle sue eccezionali sfuriate, e per la forte inclinazione al consumo di alcol e tabacco.